Telefonate moleste: accordo blindato o salta la legge scudo

Il Tirreno

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ROMA. Un accordo blindato, fra i presidenti delle commissioni alla Camera e al Senato. Un accordo blindato e pubblico. A queste condizioni un paio di modifiche alla legge sul telemarketing aggressivo in discussione alla Camera si possono apportare. Entro domani alle 14, quando scade il termine per presentare gli emendamenti al testo già votato al Senato. Altrimenti le modifiche per tutelare meglio i posti di lavoro nei call center si rimanderanno alla prossima legislatura. E la riforma «si vota così com’è. Se si riparte da capo con la discussione, il rischio è che si blocchi tutto. Invece questa legge deve essere votata prima della fine della legislatura».

I RISCHI 

Mai la riforma del telemarketing aggressivo è stata così vicina in Italia, ammette Lorenzo Basso (Pd) relatore della proposta di legge in commissione Attività Produttive alla Camera. E mai è stata così in bilico. La legge che mette un freno alle chiamate commerciali indesiderate - battaglia avviata un anno fa da Il Tirreno - si può chiudere in un paio di mesi. O può venire affossata, per sempre. Lo strumento da usare per bloccare la riforma: i lavoratori dei call center. Basta portarne un migliaio davanti a Montecitorio a protestare - dicono i politici - e il gioco è fatto.

Per rendere efficace la legge- votata in via definitiva al Senato - manca il via libera della Camera. Il testo è all’esame (congiunto) delle commissioni Comunicazione (relatore Michele Mugnato, Mdp) e Attività produttive. Per accelerare i tempi di approvazione le commissioni hanno deciso di adottare l’istruttoria del Senato (audizioni comprese) e il testo votato dalla commissione Lavori pubblici di Palazzo Madama. E, infatti, sono già stati fissati per domani i termini di presentazione di (eventuali) emendamenti.

LA NORMA AVVELENATA

Per i sindacati (Cgil, Cisl e Uil) e Assocontact e per l’associazione delle aziende dei call center devono essere presentati: sostengono, infatti, che il testo attuale della legge metta a rischio da 25.000 a 40.000 posti di lavoro. La norma “avvelenata” (contenuta nella riforma) sarebbe quella sul “prefisso unico”, il codice che dovrebbe precedere le chiamate commerciali per consentire agli abbonati l’immediata identificazione della telefonata, prima di rispondere. Si tratta di una disposizione a tutela dei consumatori prevista nel Codice Europeo. Ma come “opzione B”, come soluzione di ripiego, fanno presente sindacati e Assocontact. La vera tutala dei consumatori e dei lavoratori - evidenziano - è il numero “riconoscibile e ricontattabile” che consentirebbe anche agli abbonati di distinguere fra call center corretti e aziende aggressive.

LE POSSIBILI MODIFICHE

Basso riconosce che alcune modifiche alla norma potrebbero essere utili. In particolare due. La prima: avere due prefissi diversi per chi effettua le chiamate per sondaggi e per chi effettua chiamate pubblicitarie: «non possiamo mettere sullo stesso piano l’Istat e un call center»; la seconda: l’introduzione del numero ricontattabile le che garantirebbe a ciascuna azienda «un identificativo. Gli abbonati conserverebbero la libertà di scegliere se ricontattare l’azienda che propone l’offerta, riducendo quindi il numero delle chiamate moleste, ma lascerebbe più chance alle imprese». Si potrebbero essere «corrette due imperfezioni». Ma non a tutti i costi.

ACCORDO SULL’ITER VELOCE

Le correzioni, infatti - ribadisce Basso - potrebbero essere apportate «in caso di accordo fra tutti i partiti ad approvare la legge e in sede legislativa, in commissione, senza passare dall’aula». Questo garantirebbe un iter veloce sia alla Camera dove la norma è oggi e anche al Senato dove dovrebbe tornare in caso di modifica del testo già votato.

«Con un accordo blindato, si potrebbe modificare il testo in commissione alla Camera. Poi potremmo andare in aula e chiedere il voto in sede deliberante in commissione, come è avvenuto al Senato. Dobbiamo tenere conto che basta un solo deputato che si alza e chiede la discussione in aula che la legge deve essere discussa a Montecitorio e non può essere approvata dalla commissione in sede legislativa». E magari l’argomento per pretendere la discussione in aula può essere proprio il lavoro a rischio. «Per questo non dobbiamo tentare forzature - insiste Basso - ma ancora peggio sarebbe andare verso una “doppia lettura della legge”», un rimpallo fra Camera e Senato in aula. «A quel punto, converrebbe approvare il testo così com’è, tentando di ottenere il voto in sede legislativa alla Camera. Almeno se la legge si bloccasse in aula avremmo il nome e cognome di chi si opporrebbe all’iter accelerato».

RISCHIO BINARIO MORTO

Allo stato attuale, quindi - conclude Basso - ci sono due possibilità: o l’approvazione della legge così com’è «con un testo imperfetto, accettando un compromesso che non distrugga tutto il lavoro fatto finora; oppure la modifica del testo ma a condizione che i presidenti delle commissioni

di Camera e Senato sottoscrivano un patto pubblico e blindato per approvare la legge, in sede deliberante, senza passare dall’aula. Entro la fine della legislatura. Al di fuori di queste due possibilità, la legge contro le chiamate moleste finirà su un binario morto».

Fonte dell'articolo: Vedi su Il Tirreno
28 settembre 2017

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