Stop al telemarketing, la legge al rush finale

Il Tirreno

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Alla Camera l’accordo c’è. La riforma del telemarketing aggressivo passa in commissione con tre ritocchi: si introduce il numero “richiamante” per salvare i posti di lavoro dei call center; si inserisce il doppio prefisso, uno per le chiamate commerciali e uno per le indagini statistiche; si consente alle aziende di non perdere i dati dei propri clienti (ma solo di quelli) se si iscrivono al Registro delle opposizioni. Salvo esplicita richiesta di cancellazione, è ovvio.

EMEDAMENTI APPROVATI. In meno di un’ora le commissioni Attività produttive e Comunicazione della Camera, dunque, approvano gli unici tre emendamenti concordati fra tutti i gruppi (con qualche distinguo) e ottengono di modificare il testo quel minimo indispensabile che, secondo i relatori – Lorenzo Basso (Pd) e Michele Mugnato (Mdp) – consentirà alla commissione Lavori pubblici del Senato di votare di nuovo, fra un mese, il nuovo testo in sede legislativa, con iter veloce, senza passare dall’aula. E, per sicurezza, hanno fatto mettere questa valutazione a verbale, per ricordare l’esistenza di un accordo politico (e istituzionale) per votare la riforma entro la fine dell’anno. Riforma – sostenuta dal Tirreno da un anno, con la propria campagna – per ottenere (fra l’altro) che sia consentito a tutte le numerazioni (117 milioni) di bloccare le chiamate commerciali indesiderate. Oggi questa possibilità, attraverso l’iscrizione al Registro delle Opposizioni, in Italia è consentita solo ai numeri di telefono pubblicati negli elenchi telefonici (circa 13 milioni).

IL NUMERO RICHIAMANTE. La prima modifica introdotta dalla Camera, sul testo di legge approvato al Senato il 2 agosto, è richiesta dai sindacati e da Assocontact, l’associazione che riunisce i call center. In questa richiesta Assocontact fa squadra con Asstel, l’associazione di Confindustria che rappresenta i “committenti”: Fastweb, Tim, Vodafone, Enel, Wind e così via. Le due associazioni di categoria e i sindacati sostengono che la riforma come formulata farebbe perdere 25mila posti di lavoro.

La Camera allora introduce al posto del prefisso che precede il numero del call center, il “numero richiamante”. In pratica, l’abbonato si vedrà arrivare la telefonata dal call center con prefisso e numero richiamabile. Questo – spiegano Mugnato e Basso – consentirà: 1) di scegliere se richiamare il call center; 2) se dimostrarsi interessati alla proposta commerciale; 3) esercitare il diritto di recesso allo stesso numero che ci ha chiamati entro i 14 giorni dalla telefonata. «Di fatto questa soluzione, prevista nel regolamento europeo sulla Privacy che entrerà in vigore a maggio 2018 e che vogliamo anticipare, ci mette al riparo anche dalle truffe telefoniche».

IL DOPPIO PREFISSO. Viene introdotto un doppio prefisso davanti alle chiamate in arrivo dai call center. Su richiesta del governo (rappresentato in commissione dal sottosegretario Antonello Giacomelli) il primo prefisso sarà per le chiamate commerciali e per chi effettua indagini di mercato; il secondo solo per chi effettua indagini statistiche.

AZZERAMENTO DEI CONSENSI. Introdotta una nuova regola che interessa milioni di persone. E che modifica la disposizione che, nella legge licenziata dal Senato, prevede l’azzeramento di tutti i consensi dati all’uso del numero di telefono a scopi commerciali nel momento dell’iscrizione al Registro delle opposizioni. Il Senato dice: come un abbonato si iscrive al Registro delle opposizioni, nessuna ditta può più contattarlo sul telefono per offerte commerciali, a meno che non abbia il suo esplicito consenso.

La Camera interviene in questo modo, per tutelare (in parte) i fornitori di servizi e i loro clienti. Le aziende che hanno sottoscritto regolare contratto con un cliente – di luce, gas, acqua, telefono e così via – possono continuare a contattare i propri clienti, e solo quelli, fino a quando il contratto è in vigore. Quando il contratto scade o viene rescisso, la Camera propone un periodo cuscinetto: l’azienda ha 30 giorni per contattare l’ex cliente per proporgli un’offerta e convincerlo a rimanere. Al termine di questi 30 giorni, se (l’ex) cliente non ha accettato, deve cancellarlo dai suoi elenchi. Al contrario, se un cliente acquista un prodotto (un profumo, un abito, un alimento, etc.) e poi si iscrive al Registro delle opposizioni, l’azienda che detiene i suoi dati non è più autorizzata a contattarlo.

I TEMPI DI APPROVAZIONE. Ora che gli emendamenti sono votati dalle commissioni Attività produttive e Comunicazione, la legge viene inviata alle commissioni per i pareri di competenza: Bilancio, Affari costituzionali, Giustizia e Affari Europei. Dieci giorni per esprimersi, poi il testo torna indietro per il voto finale, con iter “accelerato”, in sede legislativa su cui – dall’inizio del procedimento – c’era accordo fra tutti i gruppi. Se l’accordo verrà rispettato, la legge tornerà al Senato: il testo modificato dovrà essere votato dalla commissione Lavori pubblici, disponibile – sembra – a seguire ancora l’iter veloce. Quindi entro dicembre, la riforma del telemarketing dovrebbe arrivare anche in Italia.

Fonte dell'articolo: Vedi su Il Tirreno
19 ottobre 2017

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