Lo avevano suggerito dalla stessa software house ideatrice: “Un call center unico e Immuni funzionerà”. Ma lo stesso pensiero lo ha avuto anche chi di mestiere fa proprio questo, i contact center: “Abbiamo gli strumenti, decine di migliaia di professionisti che sanno interagire con le persone e lo fanno quotidianamente in più modalità, dai call center alle chat. Usateci per far decollare l'App e il suo prezioso tracciamento. Ci mettiamo a disposizione per fare la nostra parte nella lotta a Covid-19”.
La proposta, rivolta alle istituzioni nazionali e regionali, arriva da Lelio Borgherese, presidente di Assocontact, associazione che rappresenta oltre 50 aziende del settore. La proposta parte dai numeri stessi di Immuni, spiega all'Adnkronos Salute: “L'App è stata scaricata a oggi da quasi 10 milioni di persone (9.884.719) e ha intercettato in tutto 5.068 utenti positivi (che hanno caricato le loro chiavi)”, mentre le notifiche di possibile esposizione al rischio generate e inviate sono state almeno 78.473. “Numeri bassi”, commenta, anche rispetto al totale di persone che l'hanno scaricata, ma ancora più piccoli se si pensa agli oltre 20-30mila nuovi contagi giornalieri attuali nel Paese. “Immuni è uno strumento immenso, ben ideato, e dovrebbe censire decine di migliaia di positivi e far partire i relativi tracciamenti e invece oggi viene utilizzata in una percentuale irrisoria del suo potenziale”, rimarca Borgherese.
Dove si inceppa il meccanismo? Al di là dei numeri di chi l'ha scaricata che restano ancora bassi, sono state riscontrate criticità nell'inserimento dei codici univoci che poi a cascata fanno partire gli alert e decollare il tracciamento del contagio. Un'operazione che richiede il coinvolgimento di personale sanitario. “Invece di sovraccaricare con compiti di natura tecnico-amministrativa quelli che sono i nostri eroi della pandemia, già sotto pressione e oberati, queste funzioni potremmo assolverle noi che abbiamo proprio questa professionalità”, è il ragionamento dei contact center.
Si partirebbe dal supporto ai positivi nell'inserimento dati “per poi rendere veramente effettivo il contact tracing gestendo anche le telefonate alle persone allertate come contatti, che oggi non sanno che fare, come comportarsi, l'interlocutore a cui rivolgersi”. La proposta è stata messa nero su bianco in una lettera a firma di Borgherese, “inviata circa un mese fa, a fine ottobre, al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e ai ministri coinvolti nella gestione dell'emergenza Covid, dal ministro della Salute Roberto Speranza a quelli per gli Affari regionali Francesco Boccia e dell'Economia e finanze Roberto Gualtieri. Noi ci siamo, è il messaggio. Speriamo si possa avviare una riflessione”.
Borgherese vede anche un altro ruolo nei contact center che rappresenta: “Potremmo fare da 'cuscinetto emotivo' per gli italiani che in tempi di lockdown e distanziamento sociale sono rimasti soli a casa, ma non devono essere isolati. Quindi dare loro le informazioni che cercano, far sentire la presenza e il supporto”. Non solo, aggiunge il presidente di Assocontact: per far decollare Immuni “potremmo fare anche campagne di comunicazione chiamando i cittadini e spiegando perché ha senso scaricarla e usarla, chiarendo eventuali dubbi. Non sprechiamo una bella idea che siamo stati fra i primi ad avere”, riflette Borgherese. “Tutto è rimediabile e siamo in tempo per farlo - è la sua visione - Io dico: non perdiamo l'occasione, soprattutto ora che i contagi stanno scendendo, perché purtroppo con questa pandemia dovremo farci i conti per altri mesi, il rischio di una terza ondata dobbiamo metterlo in conto e dobbiamo evitare che il contact tracing vada di nuovo in tilt. Noi vorremmo fare la nostra parte. Tutti ovviamente speriamo nella soluzione sanitaria definitiva, nel vaccino, per riprendere in mano le nostre vite, ma avere un sistema pronto anche per eventuali emergenze future, può essere davvero lungimirante”.
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