Non meno di 42 centesimi al minuto (considerando le ore effettive in cui si effettua il servizio) calcolato per dipendente di terzo livello (in pratica il livello medio). Il tutto per un costo annuo per dipendente di 30.140 euro.
Con la firma del decreto direttoriale del ministero del Lavoro è arrivata, nero su bianco, la determinazione del costo del lavoro per i dipendenti dei call center. Il decreto e le tabelle sono consultabili sul sito del Ministero ed è la prima volta che per il settore viene fissato quello che nei fatti è un livello di costi del lavoro per il personale dipendente con implicazione non da poco: quei costi varranno come riferimento per la partecipazione ai bandi per l’affidamento di servizi. Offerte sotto quella soglia non stanno più in piedi.
Assotelecomunicazioni-Asstel, titolare del Ccnl, e i sindacati di categoria si sono incontrati giovedì al ministero del Lavoro per suggellare con le loro firme un lavoro andato avanti per mesi. «Confronto aperto e proficuo», hanno scritto dal Ministero, con cui si è arrivati a un punto fermo nel tentativo di risolvere alla radice il problema delle offerte troppo aggressive nei bandi che hanno portato all’abbassamento di ricavi e margini nel settore con la conseguente esplosione di crisi aziendali (quella di Almaviva Contact è stata di certo quella più roboante). Le tabelle allegate al decreto indicano un costo medio per minuto che, per i diversi livelli, varia da un minimo di circa 33 centesimi a 50, per un costo totale fra 23.806 e 35.310 euro per un livello 5s. I livelli 6, 7 e Q hanno costi che variano dai 39.633 ai 45.058 euro l’anno. Sono previste deroghe, ma solo in casi eccezionali chiariti all’interno dell’art.2 del decreto.
«Crediamo che dopo l’accordo che ha introdotto la clausola sociale (assumere i lavoratori dell’azienda precedente subentrando negli appalti, ndr.) - si legge in una nota congiunta di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil - con questo passaggio si compia un altro ulteriore passo in avanti per il settore». L’auspicio dei sindacati è che i valori obbligatori per il costo del lavoro diventino «riferimento imprescindibili anche per le gare private, oltre a quelle pubbliche».
A fronte di una Asstel che ha lavorato a questa intesa e alle tabelle, Assocontact (associazione che rappresenta un’altra parte di call center in attività e che non ha partecipato alla definizione delle tabelle) si dice insoddisfatta. «I valori definiti dal ministero del Lavoro si riferiscono ai costi del lavoro diretti dei singoli operatori, ma non tengono conto dei costi di formazione, dei supervisori coinvolti, dello staff e dei costi di struttura che queste società sostengono per conto dei loro committenti», spiega il presidente Paolo Sarzana.
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